sᴀʟsᴀ ᴀʟ ᴘᴏᴍᴘᴇʟᴍᴏ ʀᴏsᴀ
Quello che non capiremo mai delle tradizioni natalizie, almeno di quelle italiane, è l’usanza di mangiare la qualunque in quantità spropositata. Pare invece che l’occupazione principale di molti sia stata proprio quella di passare ore seduti a tavola davanti a interminabili serie di portate, per poi accasciarsi in semicoma glicemico, rimpinzati di panettoni ripieni di farciture degne delle cucine di Hogwarts e torroni arricchiti di ingredienti che ne fanno creature fantastiche, più che tradizionali dolci di Natale.
Che il mangiar in quantità esagerata, accostando molti cibi diversi e il più delle volte incompatibili e contrastanti, sia poi sinonimo di ricchezza e benessere è un’opinione che forse poteva esser valida intorno al medioevo, quando il cibo era un lusso per pochi e in molti si moriva di stenti. Non certo oggi, almeno nel bel paese, dove purtroppo si getta via molto più cibo di quanto se ne consumi.
Che poi il mangiar molto, fino a sentirsi satolli e oltre, non ha una grandissima valenza gratificatoria. Forse poteva averne, appunto, qualche secolo fa, dove, se e quando si poteva, bisognava approfittarne. Già, perché poi erano mesi di quasi digiuno…Ma oggi basta scendere dal cinese sotto casa e passa la paura.
Insomma, inutile. Non capiremo mai e forse è meglio così. Tra l’altro pare che tutte le tossine prodotte dalle digestioni difficili siano sfociate in un proliferare di @threads dal contenuto idoneo per una ricerca sul disagio sociale. Peccato, un’altra occasione di usare un nuovo social in modo raziocinante andata in fumo.
Non è cosa migliore dedicarsi alla preparazione di uno o due piatti di qualità, gustandone la preparazione e godendo di questa atmosfera speciale, invece che tentare in ogni modo di sfornarne duemila inseriti in menù pantagruelici “zero sbatti”, fieri di trucchi più o meno furbi per far prima a prepararne di più ? Cucinate se ne avete voglia e soprattutto se vi fa piacere farlo, per voi e per i vostri cari e/o ospiti, altrimenti che senso ha presentare in tavola tante pietanze, a dir poco raffazzonate, solo per crear quantità e sazietà nello sventurato commensale ? È proprio questa la più grande testimonianza di povertà, non certo ostentazione di lusso e agiatezza.
Ecco, per un buon pranzo provate a sfilettare un bel branzino – magari pescato e non allevato nello stress e carico più di antibiotici che di qualsiasi sapore – a insaporirlo con le spezie giuste prima di cuocerlo a dovere e accompagnarlo con questa salsa. Poi un bel calice di Blanc de Morgex, non serve altro. Ah, sì: la giusta compagnia!
Buona preparazione e buone feste !
Salsa al Pompelmo Rosa
Ingredienti
- 2 Pompelmi rosa (con buccia edibile)
- 1 cucchiaio Olio Extravergine di Oliva
- 3 cucchiai Aceto di Mele
- 2 cucchiaini Zucchero demerara (grezzo)
- 8 g Inulina
- 1 cucchiaino Amido modificato
- 1 cucchiaino Zenzero (in polvere)
- ½ cucchiaino Sale fino
- ½ cucchiaino Cardamomo (semi in polvere)
- ½ cucchiaino Pepe Nero
- ¼ cucchiaino Timo
Istruzioni
- Preparazione semplicissima !
- Grattate la scorza di pompelmi senza intaccare la parte bianca
- Sbucciate con attenzione i vostri pompelmi rosa, eliminando tutte le parti bianche, i semi e le "pellicine" che rivestono ogni spicchio, fino a ottenere solo la polpa.
- Mettete la Polpa e la scorza in un pentolino assieme al resto degli ingredienti e fate cuocere a fiamma bassissima per circa 30 minuti
- Alla fine non vi resta che frullare con un mixer a immersione e servire !
Note
19 Aprile 2024
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